Domanda: La Didattica a distanza fa male
alla schiena? (Disponibile anche in Podcast )
Trasformiamo questa domanda in “Quali
sono le implicazioni del lavoro sedentario, e come si può intervenire?”
Analizziamo questa domanda in 3
punti1
1) Conseguenze
Biomeccaniche
Dal punto di vista biomeccanico è
fondamentale considerare la postura adottata, in quanto ciò determina il carico
sul tratto Lombosacrale.
Di fatto, come in ogni altra cosa,
esistono 2 modi di sedersi: Bene o Male.
Al fine di caricare in maniera
corretta il carico sulla schiena la priorità assoluta deve essere quella di
sedersi in maniera corretta, ovvero sugli Ischi.
La
forza che più influenza il carico sulla colonna vertebrale è il peso corporeo,
appunto per questo un soggetto sovrappeso patirà maggiormente la posizione di
lavoro sedentaria.
Ma oltre il peso inficiano anche
la tensione nei muscoli e un sistema legamentoso rigido e che costringe il
tronco in posizioni non idonee.
Quindi la postura rilassata
associata a una seduta non supportata da un appropriato sistema muscolo
tendineo non solo aumenta i carichi sulla colonna vertebrale, ma le forze di
taglio e di compressione deviate rispetto alla posizione eretta, comportano una
deformazione dei dischi intervertebrali.
Da quanto detto sopra sappiamo
che il risultato di una seduta prolungata è associato ad un’alta probabilità di
ernie del disco.2
2) Conseguenze
Fisiologiche
Quando si lavora in confinati in
spazi stretti e seduti il movimento è estremamente limitato ed alzarsi e
passeggiare non è possibile, quindi c'è meno richiesta sul a carico del sistema
circolatorio.
Poiché l'individuo è
essenzialmente in uno stato di "riposo", la frequenza cardiaca è
bassa3 e non vi è praticamente alcuna attività muscolare dinamica.
In oltre, rimanendo seduti per
periodi prolungato e con movimenti limitati possono insorgere problemi di gonfiore degli arti inferiori4 5 dovuto ad un aumento della filtrazione
transcapillare netta che supera la rimozione di fluidi da parte del sistema
linfatico4.
È noto che il corpo umano è stato
progettato per muoversi e come il numero di i lavori sedentari sono aumentati,
così è aumentato il numero di disturbi muscoloscheletrici.
Un ridotto flusso sanguigno può
provocare ischemia muscolare con conseguente dolore e muscoli rigidi e
contratti.
Lavoratori sedentari possono mostrare
un graduale deterioramento della salute se non conducono uno stile di vita
attivo al di fuori dell'ambiente di lavoro.
Uno stile di vita sedentario contribuisce
ad aumentare il rischio per lo sviluppo di malattie coronariche e molte
malattie croniche strettamente correlate allo stile di vita come ipertensione e
ipercolesterolemia.
Figura 2 Flowchart showing how prolonged static postures
can progress to pain or a MSD.(Adapted from Valachi and Valachi, 2003)
3)
Soluzioni
Negli ultimi anni i lavoratori sedentari si sono moltiplicati è quindi
importante considerare le condizioni in cui gli operatori lavorano in questi
ambienti e le attività che svolgono fuori dai contesti lavorativi.
Diventa fondamentale oggi più che mai una vera e propria EDUCAZIONE AL
MOVIMENTO, riuscire a far passare il messaggio che tenersi in forma non è un’opzione
ma una necessità.
Ma per entrare nel dettaglio della lezione a distanza, nulla vieta
alla professoressa di stare in piedi durante la spiegazione.
References
1)
Todd, Andrew I., Anthea I. Bennett,
and Candice J. Christie. "Physical implications of prolonged sitting in a
confined posture-a literature review." Ergonomics SA: Journal of the
Ergonomics Society of South Africa 19.2 (2007): 7-21.
2)
Kelsey JL (1975). ‘An
epideimiological study of the relationship between occupation and acute
herniation lumbar intervertebral discs’, International Journal of Epidemiology,
vol. 4, pp. 197-205.
3)
McArdle WD, Katch FI and Katch VL
(2001). Exercise Physiology. 5th edn, Philadelphia: Lippincott Williams and
Wilkins, Publ.
4)
Stranden E (2000). ‘Dynamic leg
volume changes when sitting in a locked and free floating tilt office chair’.
Ergonomics, vol. 43, pp. 421-433.
Stranden
E and Kroese A (1998). ‘Venodynamics in healthy subjects and in patients with
venous dysfunction’. Scope on Phleboloby and Lymphology, vol. 5, pp. 4-12.
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